I libri della sesta giornata / Palermo
PierCarlo Palermo, I limiti del possibile. Governo del territorio e qualità dello sviluppo, Donzelli, Roma 2009
Il testo fornisce una sintesi evoluta di alcune delle principali tesi dell’autore, che si colloca in una posizione critica e riflessiva rispetto a un ampio spettro di posizioni disciplinari, letteratura e casi concreti.
Egli ricostruisce in una forma volutamente sintetica e asciutta (talvolta deliberatamente tranchant), una panoramica della pianificazione dagli anni ’60 ad oggi, sintetizzando e richiamando alcuni dei principali contributi teorici già espressi in testi precedenti. Rispetto ai quali qui aggiunge riflessioni e commenti a sostegno della necessità di fare i conti con i limiti del possibile, entro una cornice di necessaria etica della responsabilità, indispensabile per governare efficacemente i processi di trasformazione.
I libri della sesta giornata / Colarossi, Latini
Paolo Colarossi e Antonio Pietro Latini, La progettazione urbana
Principi e storie, Metodi e materiali, Declinazioni e strumenti, Il Sole 24 Ore 2007-08
Colarossi e Latini riconducono la difficile condizione disciplinare alla distanza esistente tra bassa qualità della città contemporanea ed aspettative delle popolazioni insediate: la pratica urbanistica risentirebbe di un ritardo rispetto la velocità e la consistenza delle trasformazioni territoriali della modernità. Una distanza che per gli autori risulta particolarmente evidente nelle pratiche del progetto urbano, inteso come territorio intermedio tra pianificazione ed architettura.
Un territorio trascurato, in larga parte abbandonato sia dall’architettura che dall’urbanistica: con la prima sempre più attratta dalla spettacolarizzazione del manufatto e la seconda che ha spostato il proprio baricentro verso le scienze sociali ed economiche.
E invece proprio il controllo spaziale delle trasformazioni, la qualità urbana ed ambientale degli insediamenti, costituiscono, per gli autori, il dato materiale della pratica urbanistica, possibile elemento di connessione tra saperi teorici e percezione collettiva.
I libri della sesta giornata / Carta
Maurizio Carta, Creative city. Dynamics, innovation, action, List – Laboratorio editoriale, 2008
Da oltre un decennio, la creatività si presenta come crocevia epistemologico tra discipline (soprattutto economia, geografia, urbanistica e sociologia), catalizzatore di network internazionali (come il Creative Cities Network dell’Unesco) e fondamento strategico che irrompe come obiettivo da perseguire nelle politiche europee, in quelle nazionali e nei piani strategici locali. Con cui presentare città, regioni o città-regioni sulle scene internazionali (da Creative London a Creative Manchester, Bristol, Plymouth, Toronto, Vancouver, Ontario, Ottawa, Cincinnati, Tampa Bay, Osaka, etc.).
Nella costellazione di approcci, la creatività si presenta come un concetto sfumato, preso nella tensione tra la tendenza a offrirsi come fattore competitivo e vettore attrattivo di talento, attraverso cui le città si posizionano nelle gerarchie globali, e come complesso motore coesivo e generativo di mutamento, dinamizzatore di più profonde trasformazioni del tessuto materiale e immateriale della città.
Politiche integrate e mestieri
Qualche “materiale” che potrebbe aiutare a riprendere e approfondire alcuni dei temi toccati nella quarta giornata, anticipando un po’ anche questioni che potrebbero tornare,con più spazio, nella giornata finale.
Dunque l’idea è che discuterne qui, prima del 18, potrebbe rendere più interessante e “calda” la tavola rotonda finale.
Si parte dall”intervento di Giovanni Laino, dove ricompaiono alcune delle sue fisse: dalla necessità di tornare a “spiegare” la realtà (anche se è diventata più complessa) alla opportunità di distinguere e separare meglio certi campi di sapere e/o certi mestieri, evitando una tendenza ad occupare tutti gli spazi da parte di quella figura (professionale) che Laino chiama urbanista integrale.
Segue replica di Attilio Belli, che lui definisce “pistolotto”. Belli prova a spiegare un certo fastidio per l’attacco di Laino al presunto urbanista integrale. Perché — sostiene — per un verso questa figura non esiste, e ci sono invece saperi e mestieri in competizione, e per un altro verso non avrebbe alcun senso provare a tracciare o rafforzare confini, per difendere delle nicchie di competenza o addirittura professionali.
Infine, gli appunti che Paola Briata ha utilizzato per il suo primo intervento. Sono davvero appunti, ma articolati e interessanti quasi come l’audio, che forse sarebbe troppo lungo.
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ps. La polentona (come affettuosamente è stata ormai definita Paola dopo la discussione) aveva lasciato a chi si occupa di questo posto il compito di decidere se “pubblicare” gli appunti. Dunque grazie di cuore per la disponibilità ad esporsi, di nuovo e anche in una versione provvisoria.
Le parole per dirlo
Ancora sulla questione del linguaggio: sulle parole, che utilizziamo o che non utilizziamo.
Domenica lo spunto proposto era un gioco visivo, la nuvola dei tag creata automaticamente da questo blog. Oggi si aggiunge l’intervento di Giancarlo Paba, dalla quarta giornata, quella dedicata al “quartiere”.
Perché Paba sostiene (fra altre cose) che il … vezzo (?) di non utilizzare più molte parole comuni — e (perciò) cariche di significato — non è detto affatto che ci aiuti. Anzi, a volte decisamente danneggia, come si vede bene, per esempio, nel caso degli ormai mitici non-luoghi.
I libri della quinta giornata / Cottino
P. Cottino, Competenze Possibili. Sfera pubblica e potenziali sociali nella città, Jaca Book, Milano 2009
Esistono dei ‘potenziali sociali’ non istituzionali che possono rivelarsi utili; spesso la loro organizzazione ha saputo dare risposte concrete e sostenibili alla gestione di situazioni urbane. L’attenzione dell’autore si focalizza sugli aspetti processuali caratterizzanti questo tipo di esperienze.
Si propone, dunque, di superare “il ‘limitante’ punto di vista istituzionale” per la costruzione di processi che conducano al trattamento di domande collettive. Proprio perché la società è cambiata, ed è molto più disomogenea e articolata che in passato, si rende necessaria una ridefinizione delle politiche istituzionali che dovrebbero “anziché tendere alla semplificazione (che riduce), cogliere la complessità”.
I libri della quinta giornata /in movimento
A. Balducci, V. Fedeli, G. Pasqui (a cura di), In Movimento. Confini, popolazioni e politiche nel territorio milanese, Franco Angeli, Milano 2008
Paradossi ‘definitivi’. Come ridurre la distanza che spesso intercorre tra l’evoluzione di fenomeni urbani e la costruzione di politiche ad essi relative? Quali strumenti sono capaci di cogliere i fenomeni che determinano trasformazioni nel contesto urbano? Quale atteggiamento può assumere l’autorità preposta alla gestione del territorio in un contesto urbano in continua evoluzione?
Il testo, frutto di una ricerca svolta sull’area metropolitana milanese, tenta di rispondere a questi interrogativi, proponendo il movimento come chiave di lettura; la mobilità infatti è considerata un punto di vista privilegiato perché rappresenta la società contemporanea, ne ricostruisce i margini e la caratterizzazione, e dunque si rivela appropriata per indagare e comprendere le trasformazioni delle città contemporanee, e della realtà milanese in particolare.
Di cosa parliamo quando parliamo di urbanistica
Cliccare sull’immagine per vederla ingrandita (nella gallery del posto dove sta).
Non è un tagging molto intelligente, è solo un gioco domenicale. Però qualcosa la dice lo stesso, forse.
ps. Per creare la nuvola, ho utilizzato questo indirizzo.
I libri della quarta giornata / Briata
P. Briata, Sul filo della frontiera, Franco Angeli
Il quadro tematico entro cui si colloca il libro è quello delle politiche di rigenerazione urbana, che nascono per fare fronte alle condizioni di degrado e marginalità in cui versano molte aree urbane europee, secondo un approccio innovativo a carattere fortemente integrato. Il testo analizza, nello specifico, il caso di Spitalfields, un quartiere multietnico situato nella zona est di Londra a ridosso del distretto finanziario della City, sullo sfondo delle politiche di rigenerazione urbana avviate in Gran Bretagna nel corso degli anni Novanta. Si tratta prevalentemente di politiche mirate a contesti ad alto tasso di deprivazione sociale ed economica, basate su interventi integrati e con una notevole apertura dei processi decisionali verso le comunità locali. Il carattere integrato di queste politiche è dato dall’intreccio di interventi sullo spazio fisico, interventi a sostegno dello sviluppo economico locale e misure di contrasto dei fenomeni di esclusione sociale.
Ci siamo, di nuovo
Ci arrivano proteste per la mancanza di nuovi spunti e materiali. Avete ragione, ma stiamo correndo ai ripari (ché a volte impegni del webmaster e difficoltà tecniche si sommano).
Al momento, sono stati inseriti in Materiali i testi delle presentazioni della terza giornata. Per l’audio, temo ci siano delle difficoltà.
E fra poco arrivano anche un po’ di cose sulla quarta giornata.
Però per premio ci vorrebbero mooolti commenti.
Memo 3a giornata
Poche righe, solo per ricordare che domani (giovedì 21 maggio), sempre nell’aula Gioffredo della Facoltà di Architettura dalle 10 alle 13.30, ci sarà la terza puntata del ciclo: Nuove figure della città: mosaici.
Si parla di polifonie urbane (fragili, latenti) e di visioni d’insieme prendendo spunto da tre libri che — in modi molto diversi, come potete vedere dalle schede qui sotto — discutono di paesaggio e territorio. O forse di paesaggi, al plurale.
I testi di Pizzo, Samperi e Zanfi saranno presentati da Biagio Cillo e Michelangelo Russo. Poi, a mettere carne a fuoco, come si dice, insieme con con gli autori/autrici (ché questa volta c’è anche una signora), ci sarà Arturo Lanzani.
Infine, con riferimento alle questioni sollevate da questo post (e relativi commenti), ci piacerebbe che il dibattito riuscisse a mettere al centro il tema scelto anche più dei contenuti proposti dai singoli volumi. E che sul tema, appunto, si confrontassero molte e diverse teste, dal vivo (nonostante l’aplomb dell’aula Gioffredo, magari più immaginato che reale: quando c’è consiglio di facoltà quello spazio è animatissimo) ma pure qui.
I libri della terza giornata/ Zanfi
Federico Zanfi, Città latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano 2008
Qualità latenti della città abusiva In nessun caso la città appare considerabile come un prodotto esogeno alla società che lo produce, scisso dai modelli di produzione, dagli strumenti di potere e di governo, dallo sviluppo culturale e tecnologico. Tale osservazione risulta particolarmente utile nell’indagare la proliferazione di nuove forme urbane che paiono vanificare il concetto stesso di città.
In che modo il fenomeno dell’abusivismo può essere letto in un quadro di consapevolezza e di vincoli diverso dal passato? Quale punto di vista adottare al fine di elevare gli ambiti non pianificati al rango di città? Quale utilità riveste questa riconsiderazione all’interno del dibattito disciplinare?